Meditazione Buddista


INTRODUZIONE ALLA MEDITAZIONE

Questo opuscolo si propone di essere uno strumento introduttivo alla pratica della Meditazione di Visione Profonda, secondo l'insegnamento che viene dato nella tradizione del Buddhismo Theravada. Per utilizzare questa introduzione non è necessario avere familiarità con gli insegnamenti del Buddha; tuttavia una conoscenza del genere può essere di aiuto per rendere più chiara la comprensione che può svilupparsi per mezzo della meditazione.  Lo scopo della Meditazione di Visione Profonda non è dare vita a un sistema di credenze; piuttosto, esso consiste nel fornire una guida su come vedere con chiarezza la natura della mente. In questo modo si acquista una comprensione in prima persona di come le cose sono, senza affidarsi a opinioni o teorie; un'esperienza diretta, che è vitale di per sé. Inoltre, ciò fa nascere quel senso di calma profonda che proviene dal conoscere qualcosa nel nostro intimo, al di là della dimensione del dubbio.


La Meditazione di Visione Profonda è un fattore chiave del sentiero che il Buddha ha offerto per il bene degli esseri umani; l'unico criterio è metterla in pratica! Queste pagine, pertanto, descrivono una serie di esercizi di meditazione e danno dei suggerimenti sul modo di utilizzarli. L'efficacia è maggiore se si segue la guida progressivamente, lavorando con cura su ogni sequenza di istruzioni prima di passare oltre.

Il termine "meditazione di visione profonda" (samatha-vipassana) fa riferimento a pratiche mentali che sviluppano calma (samatha) per mezzo dell'attenzione prolungata e visione profonda (vipassana) per mezzo della riflessione. Una tecnica fondamentale per sostenere l'attenzione consiste nel concentrare la consapevolezza sul corpo; tradizionalmente la si pratica nella meditazione seduta, oppure in quella camminata. La guida inizia con qualche consiglio al riguardo.

La riflessione si presenta in modo del tutto naturale più in là nel tempo, quando ci si trova 'a proprio agio' nell'esercizio di meditazione. Si prova un senso di agio e di interesse, ci si comincia a guardare intorno e la mente che medita comincia a divenirci familiare. Questo 'guardarsi intorno' si chiama contemplazione, è un modo di vedere personale e diretto che una tecnica, quale che sia, può suggerire soltanto in modo indiretto. Nella seconda sezione del testo sono esposte alcune idee e indicazioni pratiche al riguardo.SOSTENERE

L'ATTENZIONE - Stando seduti - Tempo e Luogo


Stando seduti è agevole concentrare la mente sul corpo. Dovreste trovare un momento e un luogo che vi consentano di rimanere calmi e indisturbati. Una stanza silenziosa, senza una quantità di oggetti che possano distrarre la mente, è ideale; un ambiente luminoso e spazioso fa un effetto di nitore e chiarezza, mentre una stanza ingombra e male illuminata fa l'effetto opposto. Anche la scelta del tempo ha importanza, in particolare perché per la maggior parte delle persone le giornate si svolgono secondo uno schema fisso. Non è particolarmente produttivo meditare quando si ha qualcos'altro da fare, o quando si ha fretta. E' meglio riservare un periodo - ad esempio, la mattina presto o la sera, dopo il lavoro - nel quale potete dare sul serio e pienamente la vostra attenzione alla pratica. Cominciate con una quindicina di minuti. Praticate con sincerità, con i vostri limiti di tempo e di energia, ed evitate che la pratica, pur abituale, divenga un automatismo. La pratica meditativa, sostenuta da un'autentica volontà di investigare e di fare pace con sé stessi, si svilupperà naturalmente in termini di durata e di destrezza.

CONSAPEVOLEZZA DEL CORPO

Lo sviluppo della calma è aiutato da una postura stabile e da uno sforzo costante ma sereno. Se vi sentite irrequieti non c'è pace; senza un'applicazione deliberata si tende a fantasticare. Una delle posizioni più efficaci per coltivare la combinazione appropriata di quiete ed energia è quella seduta.

Adottate una postura che mantenga la schiena eretta senza tensione. Una semplice sedia con lo schienale dritto può riuscire utile, oppure forse siete in grado di sedervi in una della posizioni del loto. (note sulla posizione). Dapprima queste posizioni possono sembrare innaturali; col passare del tempo, però, esse possono conferire uno straordinario equilibrio tra fermezza e delicatezza, che allieta la mente senza affaticare il corpo.

Inclinare il mento leggermente verso il basso aiuta; non fate però pencolare il capo in avanti perché questo favorisce la sonnolenza. Tenete le mani in grembo, con le palme in alto, l'una poggiata lievemente sull'altra e in modo che le punte dei pollici si tocchino. Prendetevi il tempo che ci vuole, e arrivate al giusto equilibrio.

Adesso raccogliete l'attenzione e cominciate a percorrere con essa il corpo, lentamente. Notate le sensazioni. Sciogliete le tensioni, specialmente quelle al viso, al collo e alle mani. Chiudete, o socchiudete, le palpebre.

Investigate come vi sentite. Ansiosi o tesi? Poi allentate un po' l'attenzione. E' probabile che in questo modo la mente si calmi, e può darsi che si presentino dei pensieri - riflessioni, fantasticherie, ricordi, oppure dubbi se state facendo correttamente l'esercizio! Invece di assecondare o contrastare questi pensieri, date più attenzione al corpo, esso è un utile ancoraggio per una mente che divaga.

Coltivate uno spirito di ricerca nel praticare la meditazione. Prendetevi il tempo che ci vuole. Portate l'attenzione, ad esempio, dalla cima del capo giù per tutto il corpo, sistematicamente. Notate le differenti sensazioni - come calore, palpitazioni, sensibilità attenuata o accentuata - nelle articolazioni di ogni dito, l'umido delle palme delle mani, i battiti al polso. Anche aree nelle quale può darsi che non si avvertano sensazioni particolari, come gli avambracci o i lobi delle orecchie, possono essere 'percorse' in modo attento. Notate come anche l'assenza di sensazioni sia qualcosa della quale la mente può essere consapevole. Questa costante e prolungata investigazione si chiama consapevolezza (sati) ed è uno degli strumenti fondamentali della Meditazione di Visione Profonda

COLTIVARE IL CUORE


Coltivare la benevolenza (metta) conferisce un'altra dimensione alla pratica della Visione Profonda. La meditazione insegna di per sé la pazienza e la tolleranza, o almeno mostra l'importanza di queste qualità. Così può ben accadere che vogliate sviluppare un'attitudine più amichevole e sollecita verso voi stessi e verso gli altri. Nella meditazione potete coltivare la benevolenza in modo molto realistico.

Concentrate l'attenzione sul respiro, che ora userete come strumento per effondere sollecitudine e benevolenza. Cominciate da voi stessi, dal vostro corpo. Visualizzate il respiro come una sorgente luminosa,  oppure vedete la consapevolezza come un raggio caldo e gradualmente passatelo sul corpo. Delicatamente, concentrate l'attenzione sul centro del torace, vicino al cuore. Nell'inspirare, rivolgete sollecitudine paziente a voi stessi, magari con il pensiero "Possa io essere felice" oppure "pace". Nell'espirare, fate che l'attitudine di quel pensiero, o la consapevolezza della luce, si effonda dal cuore, attraverso la mente, e si espanda al di fuori di voi. "Possano gli altri essere felici".

Se sperimentate stati mentali negativi, inspirate le qualità della tolleranza e del perdono. Visualizzare il respiro con una colorazione risanatrice può essere di aiuto. Nell'espirare, lasciate andare - qualunque tensione, preoccupazione o negatività - ed espandete il senso di distensione attraverso il corpo, attraverso la mente e al di fuori di voi come prima.

Questa pratica può impegnare in tutto o in parte un periodo di meditazione; dovete giudicare voi stessi quello che è appropriato. Meditare con un'attitudine di gentilezza induce alla calma ed è positivo per iniziare un periodo di meditazione seduta; tuttavia ci saranno senz'altro periodi in cui questo approccio andrà utilizzato a  lungo, per penetrare in profondità nel cuore.

Cominciate sempre con ciò di cui siete consapevoli, anche se vi sembra banale o poco chiaro. Lasciate che la mente vi si riposi con calma - si tratti di noia, di un ginocchio che duole, o della frustrazione di non sentirsi particolarmente gentili. Lasciatelo stare; praticate a essere in pace con quello che c'è. Riconoscete e mettete da parte, con gentilezza, ogni propensione alla pigrizia, al dubbio, o al senso di colpa.

La pace può svilupparsi in una sollecitudine molto nutriente verso voi stessi, se innanzitutto accettate senza riserve la presenza di ciò che non vi piace. Mantenete salda l'attenzione e aprite il cuore a tutto quello che sperimentate. Questo non implica approvare gli stati negativi, ma apre loro uno spazio nel quale possono andare e venire.

Generare benevolenza nei confronti del mondo al di là di voi stessi segue in gran parte lo stesso schema. Un modo semplice per effondere gentilezza consiste nel lavorare per fasi successive. Cominciate da voi stessi, associando il sentimento dell'accettazione benevolente al movimento del respiro. "Possa io essere felice". Quindi, pensate alle persone che amate e rispettate, e augurate loro felicità, una per una. Passate alle persone con le quali avete un rapporto amichevole, poi a quelle nei confronti delle quali sentite indifferenza. "Possano essere felici". Infine, portate alla mente le persone delle quali avete timore o che non vi piacciono e continuate a effondere benevolenza.

Questa meditazione può espandersi, in un moto di compassione, fino a includere tutte le persone al mondo, nelle loro molteplici condizioni. E ricordate, non è necessario che sentiate di amare ogni persona per augurarle felicità.

La sollecitudine e la compassione scaturiscono dalla stessa fonte della benevolenza ed espandono la mente al di là della prospettiva puramente personale. Se non vi sforzate continuamente di far andare le cose come volete che vadano; se siete più accomodanti e ricettivi nei confronti di voi stessi e degli altri così come sono, la compassione nasce da sé. La compassione è la naturale sensibilità del cuore.

CONDOTTA PERSONALE

Man mano che la nostra visione acquista in profondità, vediamo con maggiore chiarezza i risultati delle nostre azioni - la pace che buone intenzioni, sincerità e chiarezza di intenti promuovono; il patimento che confusione e noncuranza creano. E' questa accresciuta sensibilità, specialmente nell'osservare la sofferenza che causiamo a noi stessi e agli altri, che spesso ci ispira a voler vivere in modo più saggio. Per un'autentica pace della mente è indispensabile che la meditazione formale si combini con un impegno alla responsabilità e con la sollecitudine per noi stessi e per gli altri.

In realtà non c'è nulla di misterioso nel cammino della Visione Profonda. Nelle parole del Buddha, la strada è semplice: "Fate il bene, non fate il male, purificate la mente". E' una tradizione consolidata, perciò, che le persone che si impegnano nella pratica spirituale diano grande importanza a una condotta appropriata. Molti meditanti prendono dei voti morali realistici - come non fare del male a esseri viventi, non tenere una condotta sessuale sconsiderata, non assumere sostanze che alterino la coscienza (bevande alcoliche o droghe), astenersi dal pettegolezzo e da altre brutte abitudini nell'espressione verbale, per alimentare la propria chiarezza interiore e magari incoraggiare con gentilezza quella degli altri.

COMPAGNI DI STRADA E REGOLARITA' NELLA PRATICA

Meditare con regolarità in compagnia di alcuni amici può essere un notevole supporto per la costanza nella pratica e lo sviluppo della saggezza. Chi medita da solo alla fine si trova di fronte a un calo della sua forza di volontà, dato che c'è sempre qualcos'altro da fare che sembra più importante (o più interessante) dell'osservare il respiro. Meditare regolarmente in gruppo, per un periodo stabilito, fa sì che i partecipanti vadano avanti, indipendentemente dall'oscillazione del flusso dei loro stati d'animo. (Investigare questi mutamenti nella disposizione spesso conduce a importanti intuizioni, ma da soli può essere difficile sostenerle nel tempo). Oltre a vederne i benefici per voi stessi considerate che i vostri sforzi aiutano gli altri a perseverare nella pratica.

MEDITAZIONE: DEFINIZIONE E SCOPI
Lo scopo spirituale

“Meditazione”, è un termine che nel mondo occidentale viene spesso erroneamente usato per indicare una non ben definita sorta di estasi mistica. Benché queste esperienze mistiche, ad alti livelli di pratica siano possibili, in realtà con “meditazione” si vuole intendere più genericamente tutta una serie di pratiche contemplative che mirano a sviluppare una maggiore concentrazione e consapevolezza di se stessi.

Nel Buddhismo Tibetano ad esempio, al contrario di quanto certa fantasia popolare potrebbe immaginare, la meditazione non ha nulla a che fare con cose come il “levitare”, ma bensì la parola tibetana corrispondente a meditazione è “Gom”, il cui significato è semplicemente quello di “Abituarsi” o “Familiarizzarsi”. Dunque, nessuna acquisizione di poteri miracolosi, ma esercizi che hanno la finalità di sviluppare in noi l’abitudine, la consuetudine e se vogliamo anche un “sano vizio” nei confronti di un certo tipo di comportamento e di visione del mondo.

Qual’è dunque questo modo di comportarsi e di vedere il mondo proposto dalla meditazione Buddhista Tibetana ? E’ un modo di comportarsi etico e morale, che mira in tutti i modi a non danneggiare nessun essere vivente, ma che cerca anzi di beneficiarne quanti più possibile. Il giusto modo di vedere il mondo invece, è un tipo di visione che coglie direttamente l’interdipendenza di tutte le cose e di tutti gli uomini in una fittissima relazione di “ Causa ed Effetto”.

Per realizzare in modo stabile e spontaneo questi due tipi di attitudini all’interno della nostra mente, la tradizione del Buddhismo Tibetano propone due gruppi di meditazioni che vengono chiamate “ Meditazione Analitica”( Lak-Tong ) e “ Meditazione Concentrativa” (Shinè). La prima è un tipo di meditazione nella quale viene usata la sfera concettuale ed il pensiero, per riflettere profondamente su alcuni argomenti di studio, quale ad esempio la “reale natura di tutte le cose”, che è appunto la base intellettuale sulla quale poi realizzare quel tipo di Visione spontanea e non concettuale accennata poc’anzi. Solo questo tipo di Visione è, secondo il Buddismo Tibetano, l’unico vero e definitivo rimedio a tutte le nostre afflizioni mentali, primo fra tutti l’egoismo.

La Meditazione Concentrativa è invece, contrariamente alla pratica precedente, un tipo di meditazione nella quale non viene usata la mente concettuale, ma tutta l’attenzione viene indirizzata fermamente su un oggetto univoco, che a seconda dei casi, può essere il proprio respiro, la propria mente, un oggetto visualizzato di fronte a sé, oppure una formula vocale ( Mantra ). Sull’oggetto prescelto non deve quindi essere fatta nessuna speculazione intellettuale, ma esso deve semplicemente apparire così com’è di fronte alla mente osservante.

Come accennato, benché la Meditazione Concentrativa agli alti livelli possa portare a stati di beatitudine molto elevati, non deve tuttavia essere considerata fine a se stessa, dal momento che essa è solo strumentale alla Meditazione Analitica. Quest’ultima infatti a causa della profondità degli argomenti trattati, necessita di una mente altamente concentrata che possa veramente “penetrare” nella vera natura delle cose. Tecnicamente parlando lo scopo ultimo di tutta la meditazione tibetana è dunque l’unione indissolubile di “concentrazione” e “visione profonda” in un unico istante di coscienza.

Scopi Ordinari:

Al di là degli scopi prettamente spirituali, va in ogni caso sottolineato il grande beneficio che tali pratiche possono portare anche nella vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda i risultati della meditazione concentrativa. E’ innegabile infatti che questa società dei consumi, colma dei più diversi stimoli sensoriali e caratterizzata da un sistema economico che favorisce la competitività fra le persone, è la causa principale di disturbi mentali quali stress, nervosismo, ansia, e nevrosi.

Purtroppo, l’uomo moderno sollecitato quotidianamente da mille pensieri e problemi, alcuni reali ed altri immaginari, trova assai difficile mantenere a lungo quella concentrazione mentale che gli permette di rimanere calmo, vigile e presente in tutto ciò che fa. La meditazione concentrativa in questi casi si rivela un metodo assai efficace, anche se molto difficile, che permette di ritrovare quella calma mentale e quella serenità che migliorano di gran lunga la qualità della vita. Inoltre dal punto di vista del “Comportamento Etico”, una buon livello di concentrazione permette alla persona di non farsi condizionare troppo dalle proprie emozioni disturbanti, causa di grandi problemi per lui e per gli altri, rimanendo invece concentrato su un tipo di comportamento il più possibile etico ed in armonia con il mondo circostante.

LA POSTURA

Premessa:

Per ottenere una meditazione soddisfacente, la corretta Postura del corpo è molto importante, poiché permette una regolare circolazione delle energie sottili in tutto il nostro aggregato psicofisico, facilitando in tal modo il rilassamento e la concentrazione. In particolare nel Buddhismo, ma anche in altre discipline quali lo Yoga, viene utilizzata la posizione del “Loto Completo” o del “Semiloto” ( vedi descrizione di seguito ).

In alternativa, per coloro che hanno problemi alle gambe, anche la posizione seduta su una sedia può andare bene. In ogni caso è veramente sconsigliato sdraiarsi per terra, poiché il rilassamento conseguito può facilmente indurre il sonno.

Preliminari:  a) Scegliere un luogo pulito, silenzioso e confortevole, profumando eventualmente l'ambiente con un bastoncino di incenso di sandalo. ( Il sandalo favorisce la meditazione ) b) Togliere le scarpe e le calze. c) Indossare indumenti comodi e larghi ( meglio di lino o di cotone) che non stringano soprattutto a livello del bacino. d) Togliere orologi, braccialetti, collane e quant'altro possa impedire la circolazione del sangue. e) Per gli uomini, togliere eventuale portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni.

POSIZIONE DEL LOTO COMPLETO O DEL SEMILOTO

1)  Procurarsi un cuscino non troppo morbido ( tipo " Zafu " ) avente un altezza pari al proprio pugno e larghezza di circa 30 cm, quindi posizionatelo sopra ad un materassino di gommapiuma oppure sopra ad una coperta.  2)  Sedersi su circa metà del cuscino in modo da permettere alle gambe di incrociarsi facilmente.  Incrociare le gambe ponendo il piede destro sopra alla coscia sinistra e viceversa porre il piede sinistro sopra alla coscia destra. ( Loto Completo ). Oppure lasciare il piede sinistro semplicemente appoggiato sul materassino.(Semiloto) Le ginocchia dovrebbero possibilmente toccare a terra.  3)  Mantenere la schiena diritta ma non rigida e perpendicolare con il pavimento.  4) Appoggiare il dorso della mano sinistra sui piedi, circa 4 cm sotto l'ombelico, quindi porre il dorso della mano destra sul palmo della mano sinistra con i due pollici che si toccano lievemente. ( In alternativa appoggiare le mani sulle ginocchia ) I gomiti non devono essere ne troppo distanti al busto, ne troppo vicini. Spalle e bacino devono essere completamente rilassati. 5)  Mantenere il capo il linea con la colonna vertebrale, cercando di ritrarre di poco il mento verso la gola.  6)  Tenere gli occhi socchiusi, che fissano a) la punta del prorpio naso, oppure b) un punto immaginario sul pavimento a circa 1,5 metri davanti a sé.  7)  Mantenere la bocca socchiusa con la punta della lingua che tocca il palato. ( Questo serve ad impedire una eccessiva salivazione )

POSIZIONE SEDUTA SU DI UNA SEDIA


Sedersi su una sedia cercando di non appoggiarsi allo schienale e mantenendo la schiena diritta. Le gambe devono restare parallele, ne troppo vicine ne troppo lontane. Le mani possono anche essere appoggiate sulle gambe. Per il resto valgono i punti precedenti.


PRATICA DI "SHINE'" SUL RESPIRO:  ( Durata: almeno 15-20 minuti per due sessioni giornaliere. Per i Principianti non andare oltre la mezz’ora a seduta)


1)  Una volta assunta la postura, correggere eventuali errori con movimenti lenti ed armoniosi.  2) Predisporsi mentalmente a praticare la meditazione in modo serio. Assumere mentalmente un atteggiamento dignitoso e disciplinato.  3) Fare 3 inspirazioni profonde, espirando l'aria molto lentamente.  4) Rilassarsi completamente cercando di prendere in rassegna tutte le parti del corpo per vedere se ci sono eventuali tensioni muscolari e quindi scioglierle. Ripetere più volte questo esercizio, prendendo in esame anche gli organi interni del nostro corpo.  5) Una volta conseguito un certo rilassamento ( dopo circa 5 minuti ), concentrarsi sul proprio respiro puntando l'attenzione a) sul petto che si alza e si abbassa, oppure b) sulla l'aria che entra ed esce dalle narici. Non controllare assolutamente il respiro ma lasciarlo naturale.  6) Cercare di non giudicare i pensieri e le sensazioni che inevitabilmente sorgono.Non bisogna in alcun modo reprimere con la forza tali pensieri, ma chiaramente nemmeno seguirli con l’attenzione. Cercare una via di mezzo.  7) Mantenere un atteggiamento che semplicemente “osserva” i pensieri senza alcun attaccamento o avversione, per poi lasciarli andare. glasses Ritornare continuamente sul respiro.  8) Sia che la meditazione stia procedendo bene oppure male, evitare in ogni caso di giudicare se stessi come dei validi o scadenti “meditatori”.  9)  Non avere alcuna aspettativa dalla meditazione.  10)Non pensare di voler ottenere, ne eliminare qualcosa di se stessi.  11)Se sorgono brevi istanti di pace profonda, non attaccarsi ad essi sperando che durino a lungo, ma ritornare costantemente al respiro.  12) Rimanere nel “ Qui ed Ora”, cioè presenti nel momento in cui si vive e nel luogo nel quale ci si trova.

Antidoti particolari :

1)  Se la mente è particolarmente agitata e devia continuamente dal proprio oggetto, rinnovare l’ interesse riflettendo sulla motivazione per la quale si sta facendo tale meditazione, quindi tornare sul respiro.  2)  Se la mente è presa dal torpore ( un tipo di apatia ), visualizzare per alcuni secondi una luce intensa situata tra i propri occhi, quindi ritornare sul respiro.  3) Sviluppare la “Memoria” che permette di ricordare continuamente l’oggetto della propria attenzione.  4) Sviluppare il fattore mentale della “Vigilanza” che si accorge quando la mente si distrae

VIVERE CONSAPEVOLMENTE CON LA MEDITAZIONE

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